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Anomalia nella borsa Israeliana

Di Silvia Pizzigoni

L’anomalia del 2 ottobre

Un paper del 6 dicembre redatto da Robert Jackson Jr (New York University) e Joshua Mitts (Columbia University) racconta un’anomalia della borsa Israeliana. L’ articolo solleva dubbi su una possibile correlazione tra un’anomalia nell’andamento di un indice israeliano nel mercato azionario del 2 ottobre e l’offensiva di Hamas ai Kibbutz nel sud di Israele, avvenuta 5 giorni dopo in risposta a decenni di repressione della popolazione palestinese. La notizia è stata riportata dal Guardian, dal Times e da testate italiane come Milano Finanza e il Messaggero.

La borsa israeliana

Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono fondi comuni di investimento che seguono un indice specifico, ad esempio azionario. L’oggetto di studio dell’articolo è l’ETF (Exchange Traded Fund) MSCI Israel Exchange Traded Fund (acronimo NYSE: EIS). È l’indice che replica la composizione della borsa di Tel Aviv. Questo ha registrato un picco di vendite anomalo nel giorno del 2 ottobre, come visibile dal grafico estratto dal database finanziario globale FINRA

Perché aprire una posizione allo scoperto?

Aprire una posizione di vendita allo scoperto su un ETF implica beneficiare da un calo del suo prezzo. Questa strategia, conosciuta come short selling, viene adottata quando si prevede una performance negativa nell’ETF short. Consiste nella vendita di un titolo in prestito, non posseduto, sperando che il suo prezzo diminuisca. Successivamente, il titolo può essere riacquistato a un prezzo inferiore, permettendo di trarre profitto dalla differenza. Il 2 ottobre, è plausibile che molti trader abbiano “scommesso” su un crollo della borsa di Tel Aviv. Successivamente, hanno riemesso queste quote di ETF sul mercato, liberandosene. È quindi sospetta la rilevazione dell’anomalia nella borsa israeliana di quel giorno.

Nei database storici degli ETF emergono picchi di vendite in periodi che preludono a crisi o instabilità, sia di natura geopolitica che economica. Si osservano picchi di vendite negli ETF durante gli scontri con Gaza nel 2014, nelle fasi di recessione economica e all’inizio del Covid. Quello che rende questo dato particolare è che il picco si sia verificato prima degli eventi del 7 ottobre. Si sospetta che i venditori prevedessero gli eventi, suggerendo la possibilità di un caso di “insider trading”.

Gli attacchi che indeboliscono il mercato

L’insider trading, noto come inside trading, rappresenta l’acquisto o la vendita di azioni di una società basato su informazioni riservate non accessibili al pubblico. In situazioni come gli attacchi e le tensioni geopolitiche che si sono verificate a partire dal 7 ottobre, che causano indebolimento del mercato azionario, instabilità economica e finanziaria, e la diminuzione del valore delle azioni, è ragionevole pensare che i venditori avessero previsto un imminente crollo degli ETF. Prima che le notizie sugli attacchi diventassero pubbliche, questi trader avrebbero avuto il tempo di vendere le proprie azioni a acquirenti ignari, evitando così significative perdite finanziarie. Tale tipo di operazione, basato su informazioni riservate, è illegale in molte giurisdizioni poiché compromette l’equità del mercato finanziario. Nell’articolo si menziona anche il Shadow trading, un’attività che coinvolge il trading di titoli legati economicamente alle aziende coinvolte in informazioni privilegiate, come appunto gli ETF.

Chi sono questi traders?

Riguardo all’episodio del 2 ottobre, non sono ancora stati chiariti i volti di coloro che hanno agito in questi profitti speculativi. Certo è che a supporto dell’ipotesi che i traders a conoscenza dell’incombente attacco siano proprio dell’establishment israeliano ci sono numerose altre fonti. Tra queste il Messaggero, che riporta un articolo del New York Times del 2 dicembre 2023 nel quale si riferisce come Israele fosse a conoscenza di un imminente attacco da parte di Hamas. Sicuramente la reticenza di Tel Aviv non aiuta. Un articolo di una testata di The Hills, sito statunitense di politica, racconta che alla richiesta a Galit Cohen, capo del reparto inchieste pubbliche dell’Israel Securities Authority (ISA, l’equivalente israeliana della SEC), non sia stata avanzata alcuna informazione addizionale. Ciò è stato anche citato in un articolo della  BBC, che evidenzia come Israele abbia addirittura contestato l’articolo dei due docenti universitari, additandolo come inaccurato e sbagliato 

Nonostante la FINRA e la Security and Exchange Commission (SEC, agenzia del Governo degli Stati Uniti che vigila e regolamenta il mercato finanziario) abbiano a disposizione i dati completi per referenziare i traders coinvolti e contribuire alle indagini in corso, ancora non si hanno informazioni riguardo all’identità di questi speculatori. E in un clima di guerra, la verità è la prima a morire.