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I Beduini: vivere tra due fuochi 

di Martina Pia Picariello

I beduini d’Israele

I beduini palestinesi sono una comunità nomade costituita da circa 260 mila persone. Vivono principalmente nel deserto del Negev/Naqab, una regione a sud di Israele. Malgrado siano riconosciuti dal 1948 come cittadini israeliani, la loro situazione resta intricata a causa delle politiche governative e delle azioni statali intraprese dall’entità sionista.

I beduini, oltre a subire continue discriminazioni, sono soggetti da sempre a sgomberi forzati, demolizioni di scuole e case. Per di più, si vedono negare diritti fondamentali come l’acqua corrente, le fogne o l’elettricità.

Durante gli ultimi mesi, con l’acuirsi e l’aggravarsi della situazione soprattutto nella Striscia di Gaza, la popolazione beduina ha sofferto gravi conseguenze. Ha subito sia il sistema di aparthaid messo in essere dallo Stato d’Israele, sia lo scontro armato. 


Le vittime beduine dell’attacco di Hamas del 7 ottobre

“Noi siamo finiti nel mezzo del razzismo sistematico dello Stato d’Israele e della brutalità di Hamas.”

Questa la dichiarazione del sindaco di Rahat dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Rahat è la più grande realtà urbana beduina dello Stato d’Israele, a circa 20 miglia dalla Striscia di Gaza.

Di fatto, tra coloro che sono rimasti uccisi durante l’operazione “alluvione al-Aqsa, c’erano anche 17 beduini. Mentre, circa 7 sono tra gli ostaggi ancora detenuti a Gaza dai militanti di Hamas. 


Le conseguenze dell’eccidio nella Striscia di Gaza sulla popolazione beduina

Da un lato la popolazione beduina si è ritrovata a subire un attacco completamente inaspettato da parte di Hamas. Dall’altro è stata costretta a subire le continue angherie da parte dell’entità sionista, che negli ultimi mesi sono aumentate. In effetti, oltre ad avere numerosi parenti che in questo momento vivono ancora nella Striscia di Gaza, la situazione sembra peggiorare giorno dopo giorno. 

Nonostante i beduini vengano considerati legalmente cittadini israeliani, sono percepiti come possibili collaborazionisti palestinesi e trattati come cittadini di serie B.

Basti pensare che l’8 maggio 2024, il villaggio di Wadi Khalil composto da 47 e più di 300 persone  è stato demolito un’autostrada. Un atto di presa di potere, definito dal ministro della sicurezza nazionale israeliana Ben Gvir come “un grandioso risultato derivante da un intenso lavoro”. 


Nessuna difesa per i beduini d’Israele

A tutto questo si aggiunge anche la totale mancanza dei sistemi di difesa all’interno dei villaggi beduini. Difesa che lo Stato d’Israele pone sempre in essere per la salvaguardia della propria popolazione nel momento in cui vi è un attacco. Mancano i rifugi, le sirene e anche il famoso sistema anti-missilistico dell’esercito israeliano (lron Dome). Questo soprattutto perché i villaggi beduini non sono riconosciuti. L’unica vittima dell’attacco iraniano dello scorso 14 aprile è stata una bambina araba beduina di 7 anni.

Nonostante la loro terra sia continuamente sotto assedio e si sentano schiacciati da una duplice identità imposta, i beduini sperano sempre di poter guadagnare una ritrovata serenità.